Buongiorno cari e bentornati su BBSE!
Oggi ho il piacere di inaugurare un altro ramo delle rubriche dedicate alle nostre serie TV preferite. Insieme alle mie colleghe, infatti, abbiamo pensato di recensire anche gli show che ormai sono terminati per darvi il nostro parere complessivo e finale.
Lo show di cui vi parlo oggi è My Mad Fat Diary, una serie inglese uscita nel 2013 e che personalmente ho amato alla follia sin dal primo momento. Ma prima di farmi cogliere dal fangirlamento intensivo, è meglio procedere con ordine.
My Mad Fat Diary nasce come adattamento per il piccolo schermo dei diari di Rae Earl, una scrittrice inglese che da giovane ha tentato il suicidio e per questo motivo ha passato un periodo della sua vita in un ospedale psichiatrico.
La vicenda che vediamo nella serie TV è parzialmente diversa, ma sono ripresi molti eventi e personaggi del diario.
Di questa serie sono state prodotte tre stagioni: una prima da sei episodi, la seconda da sette episodi e la terza formata soltanto da tre episodi, andate in onda dal 2013 a quest'anno.
La prima stagione è ambientata nell'estate del 1996. Rae (Sharon Rooney) ha sedici anni, vive nel Lincolnshire e proprio perché ha tentato il suicidio ha passato quattro mesi in una clinica psichiatrica. La vicenda che ci viene raccontata parte proprio dal momento in cui Rae esce dalla clinica e sulla strada del ritorno a casa incontra Chloe (Jodie Comer), una sua amica d'infanzia che la invita ad un pub, dove le fa conoscere la sua nuova comitiva di amici: Archie (Dan Cohen), Finn (Nico Mirallegro), Chop (Jordan Murphy) e Izzy (Ciara Baxendale).
Ma Chloe non sa che Rae ha tentato il suicidio e tanto meno della clinica psichiatrica e certo Rae non
ha nessuna voglia di parlarne. Cercando di mantenere il segreto sull'ultimo periodo della sua vita, Rae cerca di mantenere il più possibile un profilo basso e di comportarsi nel modo più normale possibile, ma non sempre le riesce facile. Ci sono momenti in cui pensa che provare di nuovo dolore, quel dolore,, sarebbe la soluzione migliore.
Ecco perché, per evitare i brutti pensieri, deve continuare a seguire le sedute con uno psicologo della clinica, Kester Gill (Ian Hart), che come psicologo è un po' sui generis, ma riesce a far vedere le cose a Rae da un altra prospettiva e proprio per questo diventa una figura di riferimento per lei.
Tra cotte passeggere e durature, amicizie vecchie e nuove, un rapporto un po' difficile con la madre, Rae deve imparare a destreggiarsi tra problemi della sua nuova vita senza ricadere nel vortice dell'autolesionismo.
La prima stagione di questo show per me è da incorniciare: finalmente uno show che parla di problemi mentali in modo diretto, senza fronzoli e che ci fa capire quanto per risolvere questo tipo di problemi non c'è una bacchetta magica, ma ci vogliono una forza e una volontà non indifferenti, e soprattutto persone che ti stanno vicino e ti supportano.
Inoltre è uno show molto diretto anche sotto altri punti di vista, che propone personaggi in cui è semplice identificarsi, per via di esperienza comuni che prima o poi tutti gli adolescenti si ritrovano a vivere.

Con la
seconda stagione, dopo i primi due episodi che sono stati esattamente quello che tutti i fan dello show si aspettavano, siamo precipitati nel drama assoluto per buona parte della serie. Non voglio spoilerare nulla a chi questo show non lo ha seguito, ma è bene che siate preparati.
Ero così in ansia per questa seconda stagione che praticamente ho pianto ad ogni episodio, dall'inizio alla fine. Giuro, non credevo di riuscire a versare così tante lacrime per uno show, eppure è successo.
Ma nonostante il drama, posso dire che
la seconda stagione è quella in cui abbiamo visto Rae vivere più esperienze, venire di nuovo a contatto con il mondo del college, che per lei in passato
certo non era stato un posto felice, relazionarsi con altre persone oltre che con i suoi amici, diventare più forte sotto molti punti di vista. Inoltre abbiamo scoperto che le ferite che le brutte esperienze passate le hanno lasciato non si sono del tutto rimarginate, ma non per questo ha smesso di lottare, nonostante ci siano stati diversi momenti in cui avrebbe voluto arrendersi.
Inoltre
la seconda stagione è stata anche l'occasione per vedere l'evoluzione di altri personaggi dello show, soprattutto Chloe e Archie, di cui abbiamo visto dei lati nuovi e anche un po' inaspettati.
Il finale poi è stato una vera valle di lacrime, di tristezza per alcuni aspetti, ma per lo più sono state lacrime di gioia.
Per quanto riguarda la terza stagione, i fan dello show hanno dovuto aspettare mesi per avere la conferma di una stagione conclusiva dello show. Tom Bidwell, autore delle prime due stagioni, preso da altri impegni che lo hanno portato negli USA per scrivere una versione americana di questo show, non ha voluto lavorare alla terza serie. Ma l'esigenza di una degna conclusione era sempre più forte e così la Tiger Aspects ha passato il testimone a George Kay, incaricato di scrivere questi tre episodi conclusivi.
La serie è ambientata nell'estate del 1998, ad un anno e mezzo dalla conclusione della seconda stagione. Il salto temporale è davvero ampio e Rae per questo periodo ha vissuto tranquillamente, rimanendo legata ai suoi amici. Ma adesso è arrivato il tempo delle scelte: il college è finito, dopo gli
esami Rae dovrà frequentare l'università. Ma ci sono diverse cose che la tengono legata a Stanford (non vi spoilero nulla!) e fare una scelta è davvero difficile.
Questa terza stagione si focalizza soltanto su Rae e ci sono stati diversi aspetti che ho apprezzato, ma per molti altri forse avrei preferito che lo show si fosse fermato alla seconda stagione.
Inoltre non c'è stato spazio per gli altri personaggi dello show, di cui abbiamo visto veramente poco. Ho apprezzato moltissimo Chloe, ma gli altri sono stati messi molto da parte, cosa che non meritavano.
Nel complesso posso dirvi che
questo è e rimarrà per molto tempo uno dei miei show preferiti di sempre. Ho un rapporto di amore/odio con la seconda e la terza stagione, ma ciò non toglie che io abbia amato tantissimo questo show, soprattutto per la sua protagonista.
Quando ho parlato di questa serie per la prima volta sul mio blog, ho fatto un piccolo elenco di motivi per cui vi consiglio di vederla, e così ve lo ripropongo qui:
1. E' un telefilm che si muove sulla stessa falsariga di Skins e tratta di diverse
problematiche adolescenziali, che un po' tutti abbiamo vissuto (gosh, sto invecchiando anch'io), dall'accettarsi al potersi esprimere senza aver paura del giudizio altrui e tanto, tanto altro.
E' sicuramente una serie che racconta molto del mondo degli adolescenti, e lo fa tremendamente bene.
2. Ha una splendida colonna sonora. Ho sempre pensato che la musica inglese degli anni '90 fosse grandiosa, e in questa serie ci sono moltissimi brani che ho sempre amato e che ho riscoperto, dagli Oasis (di cui Rae è una grande fan) ai Placebo, dai Beastie Boys agli Offspring, dagli Stone Roses ai Radiohead e ai Blur, insomma, un vero tributo alla musica del periodo.
3. Non è un telefilm triste, ma è sicuramente molto intenso. Le emozioni che trasmette e la realtà che racconta arrivano dritti come un calcio allo stomaco: niente filtri.
4. Rae Earl. La protagonista della serie è un personaggio in cui tutti ci possiamo facilmente rispecchiare per alcuni aspetti, ma soprattutto è un personaggio ammirevole per molti motivi. Io mi sono rivista moltissimo in lei per molti lati del suo carattere (soprattutto per quanto riguarda la sua presunzione di ascoltare la migliore musica al mondo) e credo sia uno dei migliori personaggi che mai siano apparsi in una serie che ho visto.
5. Finn e Archie. Vi innamorerete di entrambi. Ripetutamente. In ogni scena in cui appaiono. Soprattutto delle lentiggini di Finn. E di Archie quando indossa gli occhiali da Nerd.
6. L'accento. Il bellissimo accento british che hanno tutti i personaggi. Credo che crei seriamente dipendenza.
Quindi, se non lo avete ancora fatto, guardate questo show. Sono sicura che conquisterà anche voi!